
Vivo nella mia propria casa Mai ho imitato qualcuno E derido qualsiasi maestro Che non si derida da sé. (Nietzsche)
L'Urlo - Edvard Munch
10.08.2013 16:55Il quadro è un'esplosione di energia psichica. Rappresenta l'angoscia di uno spirito tormentato, come volesse emettere un urlo che sembra una disperata richiesta di aiuto, ma nell'opera non c'e' traccia di consolazione, il grido rimane sordo senza essere avvertito da nessuno, nemmeno dagli amici piu' vicini, trasformandosi in un urlo assordante di dolore, emblema dell'incomunicabilità umana: un modo per guardare dentro di sè trovandovi soltanto disperazione e angoscia esistenziale, con palese influenza del pensiero di Kierkegaard. E' lo stesso Munch a raccontare negli appunti dei diari, per almeno quattro volte e con leggere varianti, l'origine del dipinto: " Camminavo lungo la strada con due amici - quando il sole tramontò. I cieli diventarono improvvisamente rosso sangue e percepii un brivido di tristezza. Un dolore lancinante al petto. Mi fermai - mi appoggiai al parapetto, in preda a una stanchezza mortale. Lingue di fiamma come sangue coprivano il fiordo neroblu e la città. I miei amici continuarono a camminare - e io fui lasciato tremante di paura. E sentii un immenso urlo infinito attraversare la natura. " L'immagine che ne risulta evoca fortemente la presa di coscienza di un individuo che capisce di aver perso il contatto con il tutto. Le diverse versioni del quadro sembrano decodificare in maniera letterale la visione dell'artista: il fiordo neroblu, le lingue di fiamma, i due amici che proseguono con lo stesso passo lasciandolo solo. Ogni elemento che possa ancorare alla realtà viene destrutturato, i colori, le forme e la natura rispecchiano puri stati interiori, tutto evoca perdita di equilibrio e di controllo: dalle linee rarefatte che sembrano confluire vorticosamente verso il basso, al ponte che sfuma verso l'occhio dell'osservatore. La creatura in primo piano ha il volto deformato, simile a un teschio, è quasi un fantasma, gli occhi spalancati, allucinati e terrorizzati, il naso quasi assente, la bocca spalancata nel vuoto, dilatata in maniera innaturale nell'urlo da cui le onde sonore si propagano tutto intorno, mettendo in movimento tutto il quadro, agitando sia il corpo dell'uomo che le onde che definiscono il paesaggio e il cielo, le mani disperatamente premute contro le orecchie. Il dipinto, seppure autobiografico, non vuole essere un autoritratto dell'artista ma l'immagine globale del dolore di ogni essere umano che ha perduto tutte le impalcature al punto che il corpo stesso si presenta etereo e tremante, molle e filamentoso. La scelta di tagliare l'inquadratura del margine inferiore del supporto potenzia l'impatto visivo intensificando la sensazione di dolore universale.
"L'Urlo" di Edvard Munch fu dipinto in quattro versioni tra il 1893 e il 1910: tre ad olio, di cui due conservate presso la Nasjonalgalleriet e una al Munch museet di Oslo; la quarta, a pastello, fa parte della collezione di un anonimo, e nel maggio 2012 all'asta da Sotheby's a New York è stata battuta alla quotazione più alta di sempre per un quadro di 119.922.500 dollari (91 milioni di euro circa). E' sicuramente l'opera più conosciuta dell'artista norvegese, e una delle più importanti dell'espressionismo nordico, per l'intrinseca capacità di comunicare in maniera molto forte sensazioni universali.
L'opera è esposta al Munch-museet di Oslo.
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